La Filosofia
Scuola dell’Infanzia e Asilo Nido a Rodengo Saiano. Da oltre un secolo, un punto di riferimento per l’educazione dei bambini nella nostra comunità.
il nostro piccolo mondo
La scuola che vorrei…
“L’educazione nel sistema integrato zerosei ha come scopo primario quello di promuovere la crescita dei bambini favorendo un equilibrato intreccio tra gli aspetti cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici e spirituali, senza trascurarne alcuno. Le principali finalità dell’educazione riferite al bambino in questa fascia prendono in considerazione: la crescita armonica e il benessere psicofisico; la costruzione dell’autostima; l’elaborazione di una identità di genere, libera da stereotipi; la progressiva conquista di autonomia non solo nel senso di essere in grado di fare da solo, ma come capacità di autodirezione, iniziativa, cura di sé; l’evoluzione delle relazioni sociali secondo modalità amicali, partecipative e cooperative; lo sviluppo della capacità di collaborare con gli altri per un obiettivo comune, quale primo e fondamentale passo di un’educazione alla cittadinanza;
lo sviluppo delle competenze comunicative e linguistiche e delle molteplici forme espressive e rappresentative; l’avvio del pensiero critico, attraverso l’estensione dei processi cognitivi, riflessivi e metacognitivi. Le finalità educative vengono promosse e sostenute attraverso esperienze che tengano conto delle peculiarità, caratteristiche e potenzialità di ciascun bambino, prestino attenzione alle dimensioni affettive, sociali, cognitive, senza considerarle separatamente, ma assumendo un approccio olistico che le promuova in un’ottica unitaria, si basino sul dialogo verbale e non verbale con una funzione di facilitazione, sostegno e incoraggiamento, prevedano una presenza dell’adulto propositiva ma anche discreta e rispettosa dell’iniziativa infantile”.
Questi orizzonti vengono raggiunti attraverso l’organizzazione di un ambiente di vita che sia sereno e accogliente; relazioni significative con adulti e pari; dinamiche di apprendimento adatte alle caratteristiche e agli interessi di ciascuno nella propria unicità. Con il decalogo che segue noi insegnanti ed educatrici vogliamo raccontarvi attraverso alcune parole chiave il nostro stile educativo, che negli ultimi anni si è rinnovato e che continua a rinnovarsi tutt’ora, nel tentativo di rispondere alle sempre nuove esigenze, bisogni, richieste dei nostri bambini e bambine.
il nostro piccolo mondo
La scuola che vorrei…
lo sviluppo delle competenze comunicative e linguistiche e delle molteplici forme espressive e rappresentative; l’avvio del pensiero critico, attraverso l’estensione dei processi cognitivi, riflessivi e metacognitivi. Le finalità educative vengono promosse e sostenute attraverso esperienze che tengano conto delle peculiarità, caratteristiche e potenzialità di ciascun bambino, prestino attenzione alle dimensioni affettive, sociali, cognitive, senza considerarle separatamente, ma assumendo un approccio olistico che le promuova in un’ottica unitaria, si basino sul dialogo verbale e non verbale con una funzione di facilitazione, sostegno e incoraggiamento, prevedano una presenza dell’adulto propositiva ma anche discreta e rispettosa dell’iniziativa infantile”.
Questi orizzonti vengono raggiunti attraverso l’organizzazione di un ambiente di vita che sia sereno e accogliente; relazioni significative con adulti e pari; dinamiche di apprendimento adatte alle caratteristiche e agli interessi di ciascuno nella propria unicità. Con il decalogo che segue noi insegnanti ed educatrici vogliamo raccontarvi attraverso alcune parole chiave il nostro stile educativo, che negli ultimi anni si è rinnovato e che continua a rinnovarsi tutt’ora, nel tentativo di rispondere alle sempre nuove esigenze, bisogni, richieste dei nostri bambini e bambine.
“…un’immagine di bambino costruttivista, un bambino creativo, capace di indagare e di esplorare, fin da piccolissimo, all’interno degli schemi di significato delle proprie azioni; capace di entrare nei mondi del necessario e del possibile.” – Alfredo Hoyuelos, Il soggetto bambino
L’idea che abbiamo di bambino condiziona fortemente come ci comportiamo e cosa proponiamo ai nostri bambini. L’immagine che Loris Malaguzzi, pedagogista italiano, ci regala, è quella di un bambino capace, competente, pieno di risorse, curioso, indagatore. Ogni giorno cerchiamo di fare nostra questa visione del bambino, abbandonando invece tutte quelle immagini che lo vedono come individuo bisognoso, fragile, privo di idee. Siamo chiamati così a restituire al bambino la dignità che gli è dovuta, a riconoscergli i diritti che ha come persona, e questo si può fare solo avendo una grande fiducia nelle risorse e nel potenziale che ciascun bambino porta con sé. Non lasciare i bambini nella nebulosità dell’anonimato, ma conoscerli nella loro unicità e particolarità.
“La metodologia di ricerca è la strategia che caratterizza il procedere della conoscenza di bambini e adulti ma più complessivamente del farsi e dell’essere scuola.” – Loris Malaguzzi, estratto dalla tesi della mostra I cento linguaggi dei bambini
La parola ricerca ci sembra la più adatta per descrivere l’approccio educativo e didattico che in questi anni stiamo facendo sempre più nostro: non più attività preconfezionate, ma attenzione a tutti e a ciascuno, rendendo così i bambini protagonisti del proprio percorso di vita e di apprendimento. L’idea è quella di un’educazione partecipata, all’interno della quale siano presenti sia la voce dell’insegnante, sia quella dei bambini, sia quella della famiglia e della comunità nella quale la scuola si trova inserita.
“…possiamo pensare che, se anche i bambini sono diversi, e proprio perché sono diversi uno dall’altro, forse occorre un utilizzo di strategie più adeguate e coerenti […] il nostro problema è quello di differenziare ascoltando l’autenticità delle differenze” – Loris Malaguzzi, Paola Cagliari, Claudia Giudici, Progettare al nido e alla scuola dell’infanzia
è sempre più chiaro che ognuno ha un proprio e singolare modo di apprendere. Questo significa che non è solo giusto, ma anche doveroso, permettere a ciascuno di esprimersi nelle modalità che in quel particolare momento sono le più adatte a lui o a lei: il disegno; il linguaggio del corpo; i suoni e la musica; la scultura; il racconto; la costruzione; …
Significa anche offrire occasioni, contesti, materiali, strumenti diversificati: diversi strumenti da disegno; diversi tipi di carte; giochi di luce, trasparenze, proiezioni; materiale di riciclo; ingranaggi e attrezzi; materiale naturale; stoffe, nastri, fili, bottoni…
“Ascolto che non produce risposte ma costruisce domande. Ascolto che è generato dal dubbio, dall’incertezza, che non è insicurezza, ma, al contrario, sicurezza che ogni verità è tale se contiene la consapevolezza dei suoi limiti […] “Ascoltare” non è facile…” – Project Zero, Reggio Children, Rendere visibile l’apprendimento
Non è facile prima di tutto perché ci chiede di spendere tanto tempo: l’ascolto prende tempo. Ci chiede di rallentare, di dare spazio alla voce di tutti, anche ai silenzi, che a volte raccontano più di mille parole. L’ascolto non è solo ascoltare gli altri, è anche ascoltare sé stessi. Nel mondo di oggi non è scontato né semplice avere tempo per ascoltarsi. Invece abituare i bambini alla riflessione interiore permette di conoscersi sempre più a fondo e di prendere sempre più coscienza del valore e dei significati delle esperienze vissute. Permette, insomma, un viaggio tra passato, presente e futuro che li aspetta.
“La documentazione, […] è una procedura utilizzata per rendere visibile l’apprendimento, affinché esso possa essere ridefinito, rivisitato, ricostruito e, infine, reinterpretato come punto di partenza per prendere decisioni.” – Edwards C., Gandini L., Forman G., I cento linguaggi dei bambini. L’approccio di Reggio Emilia all’educazione dell’infanzia
La documentazione è costituita nel concreto da foto, video, audioregistrazioni, appunti, elaborati prodotti dai bambini che l’insegnante conserva per mantenere una memoria dei percorsi di ricerca e di apprendimento individuali e di gruppo. Queste tracce, oltre a dare visibilità ai processi e alle modalità di apprendimento di ciascuno, permettono a noi insegnanti di rivisitare e interpretare le dinamiche osservate e documentate, che diventano il punto di partenza per la progettazione di attività e di nuovi percorsi.
“È necessario tenere a mente l’influenza dell’ambiente sulle acquisizioni affettive, cognitive e linguistiche. L’ambiente diventa parte del soggetto e questo fa sì che qualsiasi risposta a una richiesta che noi facciamo ai bambini o a una richiesta che loro rivolgono agli adulti è facilitata oppure ostacolata dall’ambiente e dalle sue caratteristiche” – Edwards C., Gandini L., Forman G., I cento linguaggi dei bambini. L’approccio di Reggio Emilia all’educazione dell’infanzia
Lo spazio, gli spazi della scuola e della sezione sono pensati per essere a misura di bambino. Questo significa predisporre e costruire gli ambienti che i bambini vivono tutti i giorni affinché ciascuno sia aiutato prima di tutto a raggiungere un buon grado di autonomia personale. Gli spazi sono poi predisposti per offrire al bambino diverse occasioni di apprendimento, come raccontato al punto dedicato ai 100 linguaggi. Crediamo infine in due ultime dimensioni fondamentali per lo spazio: lo spazio deve essere in grado di raccontare, tramite foto, cartelloni, disegni, la vita quotidiana e le attività della sezione; lo spazio deve essere anche esteticamente bello, siamo chiamati ad accogliere i bambini in uno spazio che sia accogliente, caldo, bello da vedere e in cui muoversi.
“…l’atelier aggiunge al processo di apprendimento sapori nuovi, come la forza e la gioia dell’inaspettato e dell’inusitato. Sostiene un cambiamento concettuale che viene dal guardare la realtà di ogni giorno attraverso una lente poetica…” – Edwards C., Gandini L., Forman G., I cento linguaggi dei bambini. L’approccio di Reggio Emilia all’educazione dell’infanzia
Se lo spazio della sezione è spazio accogliente, caldo, ricco di possibilità apprenditive, allora possiamo dire che l’atelier sia lo spazio per eccellenza: uno spazio dove dubbi, ragionamenti, pensieri, idee, supposizioni possono essere messe alla prova ed espresse attraverso i 100 linguaggi. Un luogo dove mente e mano lavorano insieme per dare forma all’immaginazione. All’interno dell’atelier è l’atelierista, che ha pensato e costruito l’atelier stesso, che accompagna bambini e bambine lungo percorsi di scoperta, di ricerca e di invenzione suggerendo, guidando, predisponendo, osservando.
“Occorre un insegnante che è a volte il direttore, altre volte lo scenografo, a volte la scena e lo sfondo ed altre il suggeritore. Un insegnante che sia dolce e severo, che sia l’elettricista, colui che propone le pitture da usare e anche lo spettatore – lo spettatore che guarda, che a volte applaude e a volte rimane in silenzio, pieno di emozione, che a volte giudica con scetticismo e altre volte applaude con entusiasmo” (Loris Malaguzzi)
Se l’immagine del bambino è quella descritta all’inizio di questo decalogo, allora è da lì che dobbiamo partire per cercare di raccontare quale sia il ruolo dell’insegnante. L’insegnante è un osservatore, un osservatore attento, che osserva con gli occhi (guarda) e con le orecchie (ascolta) ciò che il bambino e i bambini fanno, sia durante i momenti di attività, sia in quelli meno strutturati, ma sempre carichi di significati da interpretare. L’insegnante è un progettista, che non solo all’inizio dell’anno, ma tutte le volte che i bambini lo richiedono, costruisce e ri-costruisce l’ambiente della sezione perché sia sempre stimolante e funzionale all’apprendimento. L’insegnante è un documentatore: attraverso foto, video, appunti, lascia alcune tracce di ciò che ha osservato, utilizzandole per dare nuove spinte, per offrire rilanci e spunti per il proseguimento dell’attività di ricerca dei bambini.
“…l’orizzonte territoriale della scuola si allarga. Ogni specifico territorio possiede legami con le varie aree del mondo e con ciò stesso costituisce un microcosmo che su scala locale riproduce opportunità, interazioni, tensioni, convivenze globali.” – Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012
Ci piace l’idea che la scuola continui ad aprirsi. Alle famiglie, al territorio. In una dinamica di partecipazione sentita, che non si riduca semplicemente al prendere parte a tante iniziative, ma che sia finalizzata al sentirsi parte della comunità territoriale. Tutte le esperienze che, durante l’anno, portano i bambini sul territorio (come gli scorsi anni è successo, per esempio, attraverso visite alla biblioteca comunale, a negozi ed attività di Rodengo Saiano, con la partecipazione dei nostri bambini e bambine alle installazioni per la Giornata della Memoria) hanno come obiettivo la costruzione di un senso di identità autentico, che faccia sentire tutti, bambini, noi insegnanti, le famiglie, la comunità, parte di una rete sociale e solidale.
“…iniziare un progetto significa in qualche modo avere già dentro, come adulti, la consapevolezza di quello che si fa e che potrà accadere, il che vuol dire premunire già di molte attese gli adulti. Attese che in parte saranno deluse, attese che in parte verranno ingigantite, demolite, ritrovate, perdute o rincorse nel viaggio che i bambini fanno.” – Edwards C., Gandini L., Forman G., I cento linguaggi dei bambini. L’approccio di Reggio Emilia all’educazione dell’infanzia
Ad arricchire la didattica quotidiana, durante l’arco dell’anno scolastico vengono proposti diversi progetti. Questi sono percorsi di apprendimento che si caratterizzano per essere contemporaneamente strutturati e flessibili. Strutturati perché le diverse tappe sono pensate dall’insegnante, che immagina quale potrebbe essere il percorso, le attività, gli obiettivi. Flessibili perché inevitabilmente i bambini porteranno un loro contributo, che arricchendo, demolendo, ingigantendo il percorso che l’insegnate aveva inizialmente progettato. In alcuni casi, i progetti possono anche essere affidati ad esperti esterni, che mettono in gioco le loro competenze in determinati ambiti (ad esempio: la musica, il movimento, l’arte ecc.) per favorire la piena crescita dei bambini.
Una Conclusione
“Le attività in ordine all’insegnamento della religione cattolica […] offrono occasioni per lo sviluppo integrale della personalità dei bambini, aprendo alla dimensione religiosa e valorizzandola, promuovendo la riflessione sul loro patrimonio di esperienze e contribuendo a rispondere al bisogno di significato di cui anch’essi sono portatori.”
Crediamo fortemente in questo valore aggiunto che l’apertura alla dimensione religiosa regala all’esperienza scolastica dei bambini e delle bambine. Come scuola di ispirazione cristiana sia nella quotidianità, sia in occasione di tempi “forti” (Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua) viviamo attraverso la semplicità ricca che contraddistingue i bambini momenti e percorsi che li accompagnino durante i primi passi del loro cammino di ricerca di senso.
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Siamo qui per rispondere alle tue domande e fornirti tutte le informazioni di cui hai bisogno sulla nostra scuola.